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Auguro a tutte le mie lettrici di lottare per affermare il proprio Talento per competere ad armi pari con i nostri colleghi uomini e di arrivare a ricoprire quei ruoli apicali che tanto hanno bisogno dell’universo femminile! 

Alessia Ruzzeddu

 

 

Un 8 marzo questo del 2021...così diverso dalle precedenti Giornate Internazionali della Donna, nel pieno di una pandemia da Covid-19 ,che ha profondamente cambiato il modo di lavorare e provocato tante ferite nel tessuto sociale ed economico globale.

 

La crisi economica innescata dalla pandemia di coronavirus non ha colpito tutti allo stesso modo e, soprattutto in Italia, fanalino di coda dei paesi Europei, basta guardare gli ultimi dati dell’Istat sull’occupazione per rendersene conto: a dicembre 2020 su 101 mila posti di lavoro persi, 99 mila erano occupati da donne. La componente femminile si conferma ancora una volta la categoria, insieme ai giovani, più colpita dall’emergenza, con un divario di genere che si amplia sempre più nel mercato del lavoro.

Lasciando sempre più donne vulnerabili dal punto di vista economico.

Una situazione che necessita di una forte inversione di tendenza iniziando proprio dalle imprese che non consentono alle donne di esprimere il loro reale talento per una serie di pregiudizi e bias cognitivi che porta a premiare l’uomo per valori che non sono solo quelli legati alla meritrocazia.

Nelle aziende si assiste ad una totale assenza delle dimensioni femminili tra i valori fondativi delle imprese, nel loro modello di leadership, nei sistemi di incentivazione e nella profilazione delle figure “ad alto potenziale” con cui si definiscono le caratteristiche necessarie ad avere successo.

E la punta dell’icerberg , quella più visibile, è rappresentata dalla scarsità di donne manager e di donne ai vertici delle aziende.

Le aziende possono però fare molto per invertire questa tendenza, lavorando su un nuovo modello di leadership androgina e su una cultura inclusiva che fa delle diversità un valore.

Ecco gli interventi da valorizzare:

1. Eliminare i pregiudizi. Cambiare la mentalità e riconoscere che il pool dei talenti è in effetti grande il doppio rispetto a quello utilizzato come riferimento sinora. Capire che uomini e donne pensano e si comportano in modo diverso e che questo crea valore aggiunto.

2. Rimuovere gli ostacoli organizzativi. Introducendo flessibilità nei tempi nei luoghi e in innovativi strumenti di lavoro. Come ha fatto recentemente Bayer che cancella il cartellino e rende realmente flessibile il lavoro in azienda e fuori. Incoraggiando l’orientamento al risultato e non al compito. Basando il rapporto sulla responsabilità e sulla fiducia garantendo flessibilità ma anche diritto alla disconnessione! Attivando  network per il supporto di Welfare con fornitori di servizi (dalla cura dei bambini, alla spesa, al disbrigo di commissioni). Questo consentirebbe di liberare
maggiormente il potenziale sia delle donne sia degli uomini nelle organizzazioni.

3. Condividere le buone prassi con altre organizzazioni. Questo contribuirebbe a diffonderle e a creare un nuovo standard.

La pandemia ci impone un radicale ripensamento del modo di lavorare e ha innescato un irreversibile processo di change management che porterà inevitabilmente a considerare molto di più il ruolo della donna nelle organizzazioni.

 AUGURI A TUTTE LE DONNE!

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