A distanza di 50 anni dall’introduzione in Italia della Giornata Internazionale della Donna, che dal 1975 si celebra anche nel nostro paese l’8 marzo, resta fondamentale mettere al centro del dibattito le forti diseguaglianze che ancora caratterizzano la società civile, il mondo imprenditoriale, politico e culturale in termini di GENDER GAP.
Secondo l’ultimo Report Europeo pubblicato a dicembre 2024 sul Gender Equality Index, prodotto dall’Eige, l’Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere, che conduce analisi per valutare il posizionamento dei diversi paesi europei in termini di gender balance, con un punteggio di 69,2 su 100, l’Italia si colloca a metà classifica, nonostante i grandi progressi dal 2010 (+15,9 punti) rimanendo ancora molto lontana dagli standard dei leader europei come Svezia e Danimarca. Cosa misura questo indice? Ci sono sei settori di indagine principali, lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute, a cui si è aggiunto un settimo dedicato alla violenza di genere.
Per quanto riguarda il “potere”, per l’Eige questa è una delle criticità italiane, visto che abbiamo un punteggio di 61,4 punti, tra i più bassi in Europa.
• Meno di un imprenditore su tre è donna, e nei contesti aziendali solo il 27% delle donne è Dirigente contro il 33,9% di media europea;
• In ambito politico solo il 15,3% di donne ricopre la carica di Sindaco di un paese/città;
• In ambito culturale solo 17 donne rettrici nelle Università Italiane su una popolazione totale di 85 membri.
• Siamo tra i paesi europei con il più basso tasso di occupazione femminile : 52,5% verso una media europea del 65,7% e contro il tas70,4%.
E quando le donne lavorano, lo fanno part time, a causa del maggior impegno nella cura della famiglia.
• Anche in termini di retribuzione le donne percepiscono una retribuzione oraria dell’11% inferiore a quella degli uomini
• Il rischio di povertà è più alto per la popolazione femminile soprattutto nella vecchiaia, a causa di pensioni inferiori legate a carriere interrotte o ai contratti part-time.
Questo rende molte donne dipendenti economicamente dai partner, aumentando la loro esposizione a forme di violenza economica, come dimostrano gli ultimi dati Istat: le violenze economiche sono segnalate dal 19,7% delle donne (2.854) che contattano il 1522, ma le più esposte sono le casalinghe (41%), le lavoratrici in nero (33%) e le disoccupate (31%).
Al 2024 la parità di genere avanza lentamente e molti studi italiani confermano le numerose lacune che ancora caratterizzano l’Italia, separandola da tanti altri stati europei. Ancora tanti squilibri ma ancora moltissime opportunità per affermare il talento femminile anche alla luce delle recenti evoluzione del mercato del lavoro raccontate nell’edizione 2025 del report Word Economic Forum (WEF) “Future of Jobs” che offre spunti di riflessione sugli attuali e futuri cambiamenti del mercato del lavoro quali Automazione e Intelligenza Artificiale, Cambiamento climatico e transizione energetica, Invecchiamento della popolazione, globalizzazione e instabilità geopolitica che ci fanno intravedere spazio di lavoro per tutti e soprattutto per le Donne.

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